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Teatro

traduzione a cura di Maria Luisa Aguirre D'Amico; presentazione di Alfonso Sastre


Genova, costa & nolan, 1991, L'opera drammatica , 31
cm 21.5x12.9, pp. 202-(6), brossura illustrata con alette
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€ 20
Sommario

Valle-Inclàn nel teatro spagnolo
di Alfonso Sastre   5 

Scheda bio-bibliografica   13

Polittico dell’avarizia, la lussuria e la morte  15
Nota al testo   17

Patto di sangue   19
La rosa di carta   35
La fattura   51
La testa del Battista   93
Sacrilegio  111

Luci di bohème   125
Nota al testo   127

“Questo gran don Ramón dalla barba caprigna... sembra un vecchio dio altero e ritroso”. Le parole di Rubén Dario tratteggiano efficacemente la figura del poeta e drammaturgo spagnolo Ramón del Valle-Inclán, bohémien famoso nei caffè madrileni per fa sua esistenza sbandata e il suo carattere rissoso.
Il Polittico dell'avarizia, la lussuria e la morte raccoglie cinque testi (Patto di sangue, La rosa di carta, La fattura, La testa del Battista e Sacrilegio) in cui, pur nella varietà delle trame e delle situazioni, si respira un identico clima di sospensione quasi fiabesca.

I personaggi sono spesso immagini che si stagliano, come in un gioco di ombre cinesi, sullo sfondo della notte, o si riflettono nello specchio di un pozzo, in una dimensione incantata e magica, resa quasi surreale dalla luce della luna. Altre volte sono fantocci, marionette mosse da forze misteriose in una realtà che è solo apparenza, un dramma che si trasforma nel suo contrario, una tragedia che rivela, grottescamente, il suo volto di farsa.
E proprio il grottesco, quello che con termine spagnolo si definisce “esperpento”, caratterizza l’opera di Valle-Inclán nella sua fase più matura. Ne è un esempio Luci di bohème: la paradossale via crucis del vecchio poeta cieco Maximo Estrella attraverso una Madrid “assurda, brillante e famelica”, rutilante di personaggi bizzarri e patetici costituisce, insieme, un percorso di maturazione artistica nel quale è possibile leggere la lenta e travagliata presa di coscienza dell’autore, da una scrittura estetizzante, ricercata e leziosa, alla materia, ben più umana e profondamente radicata nella cultura spagnola, dell’ “esperpento”. Proprio Estrella — che rispecchia molti connotati biografici e ideologici dello stesso Valle-Inclán — morendo ne sintetizza la poetica: “L’esperpento lo ha inventato Goya. Il senso tragico della vita spagnola può essere reso solo da un’estetica sistematicamente deformata. La Spagna è una deformazione grottesca della civiltà europea. In uno specchio concavo le immagini più belle diventano assurde. La mia estetica attuale è di trasformare con una matematica da specchio concavo le regole classiche”.

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